Una tranquilla domenica operaia

Ieri, per la prima volta in questa mia vita, mi sono recato al Villaggio Crespi, in provincia di Bergamo. Per chi non lo sapesse, questo villaggio è una sorta di città operaia nata sul finire dell’ottocento attorno al cotonificio della famiglia Crespi.

In breve, questo villaggio fu costruito per volere di due lungimiranti industriali, Cristoforo Benigno Crespi e il figlio Silvio Benigno, i quali vollero realizzare sulle rive dell’Adda quella che può essere definita una città operaia modello: le case in cui abitavano gli operai e i loro familiari, la scuola dove mandare i figli, la casa del medico e il cimitero. Tutto voluto dal padrone. Tutto avente come centro la fabbrica.

Dapprima sono stato affascinato da ciò che resta di questo microcosmo (ora è metà abbandonato e la fabbrica è in disuso) e costruire una città del tipo mi è sembrata una cosa davvero geniale: case per i lavoratori, scuola e libri per i figli, una vita sociale atta a unire le persone dentro e fuori il mondo del lavoro.

Geniale si, ma diabolico!

Pian piano il fascino ha lasciato posto a una specie di angoscia, di strano risentimento; il villaggio è cominciato ad apparirmi come una grande gabbia, fuori dalla quale il padrone osservava e dominava tutto.

Immagino solo la vita di un lavoratore: in reparto vedevi le stesse facce ogni giorno, te le ritrovavi per strada, a fianco in fila dal medico; persino appena ti affacciavi fuori dall’uscio di casa. Essere operaio in quel posto ti schiavizzava, ti legava con un cappio al cancello della fabbrica; se per una qualunque cosa venivi licenziato, perdevi in un solo colpo lavoro, casa, scuola per i figli e qualsiasi bene di sostentamento. Da questo, potete capire bene il legame che si andava a creare tra datore di lavoro e lavoratore…

Sono tornato a casa con un mix di sentimenti contrastanti verso questo magnifico e diabolico villaggio, questo ossimoro storico che almeno una volta nella vita andrebbe rivissuto.

Per la vostra curiosità, potete visitare il sito.

10 risposte a "Una tranquilla domenica operaia"

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  1. effettivamente accomuna gli operai in una sorta di “grande famiglia” ma li ingabbia totalmente, perchè al di fuori del lavoro la vita dovrebbe avere una sua collocazione in un privato che nessuno ha il diritto di scrutare e tantomeno manipolare. Mi ha fatto venire in mente un’altro villaggio simile vicino Torino, il villaggio Leumann di cui ti metto per tua curiosità il link : https://www.guidatorino.com/leumann-un-villaggio-da-fiaba-alle-porte-di-torino/

    ciao Matteo!

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      1. Devo dire che alcuni di questi industriali erano considerati illuminati anche da alcuni socialisti perché comunque si tendeva a migliorare le condizioni di vita degli operai che nell 800 erano drammatiche..

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      2. Non solo le condizioni degli operai, ma anche dei parenti. Al Villaggio Crespi hanno costruito dei lavatoi anche in centro paese, oltre a quelli in riva al fiume; questo per evitare che le massaie cariche di panni si lamentassero della troppa strada verso casa.
        Hanno pensato proprio a tutto…

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      3. Certo… Rispwtto ad altri padroni che invece lasciavano vivere nella sporcizia le famiglie degli operai.. Questo era sicuramente una bella cosa… E occorreva avere una grande coscienza di classe per non lasciarsi condizionare dal paternalismo

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